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PROJECT

     Descrizione dell'oggetto
L'edificio preso in esame si trova a circa due chilometri da Castiglione, nella frazione di Santa Maria, non molto distante dalla strada statale del Benaco che porta verso Desenzano. La località è rimasta praticamente intoccata dall'intenso sviluppo urbanistico che ha interessato Castiglione dagli anni 60 in poi e pertanto conserva la pace e la tranquillità tipica dei conventi.
Il luogo in cui sorge il convento è ricco di storia;  grazie alla sua amenità, infatti, vi si stanziarono Etruschi, Romani, l'ordine dei frati eremiti di Gonzaga, i Frati Minori Osservanti, i Gonzaga, i soldati francesi feriti (1776), famiglie locali ed infine nel 1846 le Suore Vergini di Gesù.
Il convento si presenta cinto da mura al cui interno sono compresi i terreni che i frati coltivavano. La coltivazione è fruttuosa grazie alla sorgente che anche d'estate mantiene i terreni bene irrorati.

  Rilievo e progetto di conservazione
Partendo dal rilievo geometrico e materico eseguito nel 1991-92 per il laboratorio di restauro tenuto dal professor Marco Dezzi Bardeschi dagli studenti Barbara Moretti, Paolo Porta e Silvana Truccolo si è proceduto alla verifica di alcune porzioni di edificio e al confronto, soprattutto per la parte materica e patologica, con quello che si vede oggi, a vent'anni di distanza.
Per l'esterno si sono, in particolare, controllate le dimensioni totali dell'ingombro, le altezze e i passi delle aperture tramite l'utilizzo di strumenti di rilevazione come distanziometro laser, il doppio decametro e il metro. Per gli interni, si sono invece verificate le diagonali degli ambienti, le altezze dei bancali delle finestre e le altezze delle singole stanze. Purtroppo non è stato possibile accedere alle camere del piano terreno, attualmente abitate dal custode del convento, e quindi sia per il rilievo geometrico che per quello materico-patologico ci si è dovuti affidare a quello del ‘91-‘92.
Per quanto riguarda il rilievo materico, una volta controllato il geometrico, si è mappata tutta la superficie individuando ogni singolo materiale. Quello presente maggiormente è l'intonaco in malta di calce che riveste la muratura mista composta prevalentemente da ciottoli morenici che affiorano qua e là.
 Si notano inoltre, su tutti i lati, fatto salvo quello ad est con il loggiato, dei rappezzi in malta bastarda molto carica di cemento.

  Per ogni materiale mappato è stato in seguito individuata quale patologia vi insistesse. In generale le patologie che interessano l'edificio sono dovute all'umidità causata  dalla presenza della sorgente nel sottosuolo. Si riscontrano infatti efflorescenze, macchie da risalita capillare, agenti biodeteriogeni come i muschi e le alghe, e in vari punti vi è il distacco dell'intonaco superficiale.
Le parti in marmo più esposte, come i davanzali delle finestre e le colonne del loggiato sono interessate da erosione causata dagli agenti atmosferici e da patine biologiche dovute alla presenza di umidità, sia di risalita che di percolamento.
Alla combinazione di materiale e patologia è stato assegnato un codice alfanumerico che identifica la relativa scheda di intervento. Per ognuna di queste combinazioni si è infatti redatta una scheda comprendente: una descrizione del materiale e della patologia presente corredata delle possibili cause della sua formazione e l'intervento da attuare con relative attrezzature suddiviso generalmente nelle fasi di pre-consolidamento, pulitura, consolidamento e protezione.
Il rilievo materico dell'esterno rispetto a quello del 1991-92 non presenta grosse differenze se non per la sostituzione di alcuni serramenti in legno che si presentavano in pessime condizioni con serramenti in metallo. Per quanto riguarda il rilievo patologico vi è invece l'aggravamento dei deterioramenti dovuti all'umidità in tutto l'esterno dell'edificio.
Come già detto, non è stato possibile rilevare gli interni del piano terra e quindi è stato semplicemente riportato il rilievo materico e patologico esistente.

 

È testimoniato che la pavimentazione del loggiato è stata sostituita durante interventi di manutenzione del 1995, dal rilievo del ‘91-‘92 possiamo quindi conoscere in che stato versasse. Gli allora studenti del corso del professor Dezzi Bardeschi annotano che la pavimentazione si presenta in avanzato stato di degrado causato da agenti atmosferici, incuria, abbandono e sopratutto dalle azioni meccaniche date dall'uso stalla dei locali al pianterreno nel 1800. Vi si riscontrava, inoltre un esteso deposito superficiale, manifestazioni da risalita capillare, macrofratture, rotture e mancanze con locali rappezzamenti in malta cementizia. Oggi il pavimento sostituito si presenta con un diffuso deposito superficiale e nelle vicinanze del loggiato presenta episodi di patina biologica ed efflorescenze, date dalla risalita capillare, ma soprattutto dagli agenti atmosferici che lo colpiscono dato il poco sporto della copertura. Per ovviare a questo problema, in fase di progetto si è quindi provveduto ad ampliare lo sporto del tetto.
 Le volte del loggiato nel rilievo del ‘91-‘92 erano ancora intonacate di rosso  e presentavano diverse patologie: alterazione cromatica della tinteggiatura, aloni cicli umidi, esfoliazioni, fessurazioni, lacune e distacco fra intonaco e supporto. Nel rilievo odierno risultano intonacate di bianco, ma con una diffusa esfoliazione dello strato d'intonaco superficiale che fa intravedere la vecchia colorazione rossa. Le fessurazioni permangono ed interessano soprattutto la zona di attacco con la muratura. Sui tiranti in ferro permane uno stato di ossidazione.

  Il primo piano è stato interamente rilevabile ad eccezione di una stanza che è impraticabile a causa del cedimento di parte del sottotetto. Si possono quindi qui operare maggiori raffronti col precedente rilievo.
Le volte del loggiato nel ‘91-‘92 si presentavano tinteggiate d'azzurro ed erano interessate da diverse patologie: depositi superficiali di polvere, alterazione cromatica della tinteggiatura, disgregazione con caduta in forma polverulenta, evidenti rappezzi locali eseguiti con malta cementizia e lacune. Oggi appaiono tinteggiate di bianco e al pari di quelle al piano terra presentano una diffusa esfoliazione e numerose fessure probabilmente dovute al sisma del 2004 che ebbe epicentro a Salò, dato che nel precedente rilievo non vengono citate.
Vi sono tre stanze costituite da un soffitto ligneo tinteggiato al bianco che nel ‘91-‘92 presentava evidenti macchie di umidità, esfoliazione della tinteggiatura e parziale deterioramento da parassiti del legno. Oggi la situazione non è molto differente, è solo andata peggiorando. L'ala ovest dell'edificio manca poi di un soffitto e da qui si può quindi vedere il sottotetto che già nel precedente rilievo si presentava deteriorato dal tempo, dalla sporcizia e dagli insetti xilofagi.

  Una descrizione a parte la merita il soffitto ligneo della cappella di San Luigi. Esso è infatti costituito da travetti e pannelli in legno tinteggiato e decorato. Questa stanza non ha subito un aumento del degrado come il resto dei soffitti e al pari del precedente rilievo presenta una parziale esfoliazione della tinteggiatura e offuscamento del colore.
Vi è un'unica stanza con soffitto costituito da un incannucciato intonacato al bianco che nel ‘91-‘92 presentava delle fessurazioni e delle mancanze dell'intonaco che mettevano in evidenza la struttura in canne di bambù. Ora questa stanza si presenta notevolmente peggiorata. A causa di infiltrazioni d'acqua dal tetto vi sono numerose ed estese macchie di umidità, il soffitto intonacato si presenta spanciato e notevolmente fessurato, forse anche a causa di un accumulo di materiale sopra di esso. In molti punti l'incannucciato è esposto ed in alcuni è persino crollato. Si sono notate differenze addirittura nel corso di due differenti sopralluoghi avvenuti alla distanza di soli due mesi.

  Anche l'unica stanza voltata del primo piano, la sacrestia, ha subito un forte peggioramento. Nel ‘91-‘92 gli studenti del laboratorio di restauro del Politecnico di Milano scrivevano:
 “Soffitto a volta. Intonaco fine esterno tinteggiato al bianco: si presenta in buono stato conservativo”.
Oggi questa stanza si presenta notevolmente fessurata e con macchie probabilmente dovute all'umidità.I pavimenti dell'interno sono interessati dalle stesse patologie del precedente rilievo: un deposito superficiale diffuso ed erosione dovuta all'usura.  Quelli dell'ala ovest erano ricoperti di fascine e rottami, mentre oggi se ne vedono le mattonelle in cotto molto segnate, presentano infatti episodi di polverizzazione e mancanza. Per questo, in fase di progetto si prevede di colmare le mancanze con un battuto di calce la cui cromia ben si accosti a quella delle mattonelle in cotto ancora in sito. Come detto in apertura, è essenziale dotare di una nuova funzione un edificio di importanza storica per evitare che l’inutilizzo e la mancata manutenzione possano comportare nel tempo ulteriori degradi, inoltre, il valore intrinseco del manufatto e dell’area archeologica circostante, devono poter essere fruibili dai visitatori in piena sicurezza.

  Il pavimento del loggiato, similmente a quello del piano inferiore, è stato sostituito. Nel rilievo degli anni ‘90 era interessato da un deposito superficiale esteso con evidenti tracce di usura nonché di fessurazioni e rotture e nella zona più esterna, vicina al muretto, presentava evidenti macchie di umidità a causa della percolazione. Il rilievo odierno mostra una situazione piuttosto simile, fatto salvo per le fessurazioni delle mattonelle che essendo state sostituite si presentano ancora in buone condizioni. Il problema principale del percolamento che causa macchie di umidità, patine biologiche
ed efflorescenze non è stato arginato e verrà quindi risolto con l'aumento dello sporto del tetto, al pari di ciò che si è già detto per il piano terreno.  Come detto in apertura, è essenziale dotare di una nuova funzione un edificio di importanza storica per evitare che l’inutilizzo e la mancata manutenzione possano comportare nel tempo ulteriori degradi, inoltre, il valore intrinseco del manufatto e dell’area archeologica circostante, devono poter essere fruibili dai visitatori in piena sicurezza. A tal proposito ci si è interessati delle reali esigenze del territorio e si è quindi chiesto alla responsabile della Proloco di Castigione delle Stiviere, Donatella Marai, di quali strutture necessitasse la zona. L'ufficio turistico, infatti, si preoccupa di tenere viva l'attenzione su questo manufatto organizzandovi delle visite.

 
In particolare, nel Settembre del 2010, nell'ambito della manifestazione “Pomeriggio al museo. Percorsi a tema nei Musei del sistema museale provinciale e nei loro territori di riferimento”, è stata organizzata una visita al Convento di Santa Maria e alla Villa romana che prevedeva il loro raggiungimento in bicicletta.  Per inciso, è da sottolineare che il sito si trova lungo la ciclovia principale n° 5 di Mantova, il corridoio morenico, che da Castiglione va verso Pozzolo.
Durante la visita, cui ha partecipato un nutrito numero di persone, la Villa e il convento hanno riscosso un ampio successo, ma molti hanno espresso rammarico per la loro cattiva conservazione. La responsabile della Proloco auspica quindi che qualcuno si prenda cura di questo splendido manufatto che per diatribe economiche e di responsabilità oggi è lasciato quasi a se stesso.
Con l’intervento progettuale ci si è quindi posti l’obbiettivo di, in primo luogo, arginare ed abbattere le barriere architettoniche in modo che tutti possano visitarlo, e quindi di studiare un percorso di visita che permetta arrivare alla conoscenza dei vari manufatti secondo una precisa logica. A questo proposito, a corredo del progetto architettonico, sono stati studiati anche dei pannelli espositivi per illustrare le fondamentali tappe storiche del convento e della villa.

  Il riuso di edifici storici può comportare difficoltà quando si tratta di adeguare le strutture in modo che anche i diversamente abili possano visitarle. Sono stati approntati a questo proposito due percorsi visita.
Si accede al convento dopo aver visitato la villa romana, per inciso il percorso di questa è stato studiato anche perché chi voglia semplicemente recarsi al convento, ad esempio per l'abituale messa mensile, non sia costretto a compiere tutto il percorso di visita. Il primo impatto che si ha col convento è dato dal bellissimo loggiato che viene percorso interamente fino a raggiungere la zona accoglienza.
Da qui si scendendo le Settecentesche scale esterne per raggiungere l'antica sorgente posta nel sottosuolo. Il percorso in questa zona è stato leggermente sopraelevato tramite l'uso di passerelle che richiamano nei materiali e nella tipologia costruttiva quelle della villa nei momenti di livello alto dell'acqua della sorgente si possa comunque permettere la visita.
La passerella è comunque totalmente removibile perchè è semplicemente appoggiata su dei piedini con base in neoprene. Sono previsti pannelli illustrativi e schede informative al pari dell'esterno e la passerella ha larghezza sufficiente a permettere delle soste e l'inversione di marcia da parte delle carrozzelle dei disabili.

     Visitata la sorgente, si salgono le strette scale e ci si trova all'interno del convento, in una stanza dal soffitto voltato molto alto tagliato dalla scala, probabilmente dei primi del '900, che sale al piano superiore.
Salendo per queste scale si arriva nella sacrestia, l'unica stanza voltata del piano primo. Da qui si esce nel loggiato per ammirare la vista sulla campagna circostante e per entrare nella Cappella di San Luigi dall'ingresso che presenta la lapide marmorea. Visitata questa si esce nuovamente dalla stessa porta e si cammina lungo tutto il loggiato fino a raggiungere la scala posta al termine di esso. Da qui si ridiscende al piano terra per terminare la visita nelle sale espositive e nel book-shop.
Tutte le zone espositive, sia all’interno del convento che della villa romana sono pensate per essere conformi tra loro. In particolare si è preso spunto dagli allestimenti “appesi” di Franco Albini. Nella villa romana i pannelli espositivi, quindi, penderanno direttamente dalle travi della copertura evitando così di andare ad occupare ulteriormente il terreno dello scavo.
Nel convento invece verranno costituite delle maglie di cavi d’acciaio a cui si appoggeranno i sostegni dei pannelli che consentiranno così di lasciare liberi sia i soffitti e le volte che le pareti.
Il percorso dei diversamente abili è stato studiato in modo da permettere l’accesso a tutte le stanze a tutti i livelli.
Si percorre il loggiato similmente al percorso precedentemente illustrato, dopodiché si scende tramite una piattaforma elevatrice di piccole dimensioni posta all'esterno delle scale e da qui si raggiunge il livello della sorgente tramite l'uso di rampe che continuano nelle passerelle del percorso espositivo.
  La sorgente, poiché è contenuta da un muretto, è di difficile visione per i disabili: si cercherà di ovviare al problema tramite specchi che ne mostrino la fattura e tramite pannelli espositivi con immagini.
Da qui i disabili devono ripercorrere il percorso al contrario fino a tornare nel loggiato del piano terra e proseguire fin verso la zona attrezzata con ascensore ricavata nella stanza più estrema dell'ala nord-ovest del convento. In questa stanza era presente un solaio ammalorato, non recuperabile, costituito da sole assi lignee che è stato rimosso ricavandone un ambiente a tutta altezza. Si è inserito un ascensore autoportante che non necessita nemmeno di una fossa e quindi evita opere murarie. Tramite l'uso di rampe ci si alza di 20 cm e si raggiunge la quota d'ingresso dell'ascensore. Si sale così al piano primo e si sbarca su una passerella sospesa che riprende le altre due già descritte per creare una continuità progettuale lungo tutto il percorso.
Da qui si raggiunge il loggiato e si prosegue la visita  nella Cappella di San Luigi. Si potrà ovviamente percorrere tutto il loggiato e ammirare il paesaggio circostante, ma
bisognerà tornare al piano sottostante con l'utilizzo dello stesso ascensore e ricongiungersi al gruppo nell'area book-shop.
Si è dotato l'intero complesso dei servizi necessari. Per evitare di dover compiere eccessive opere idrauliche che avrebbero intaccato l'edificio storico si è ricorsi all'uso dei bagni a depressione che hanno una pedana di circa 20 cm in cui sono inserite tutte le tubature. Si sono ovviamente progettati bagni anche per i disabili e il superamento dei 20 cm della pedana avviene tramite rampe con pendenza indicata da normativa.

  Al piano primo ci sono quattro stanze dedicate all'uso foresteria. Due camerate che  si sono volutamente lasciate aperte con letti a castello per rafforzare il senso di comunità di chi vi soggiornerà, una stanza adibita a guardaroba e a zona servizi con bagni a depressione dotati anche di docce e vasche ed infine una sala comune di ritrovo. Si è scelta questa stanza perchè essendo l'unica col caminetto, probabilmente già in passato ebbe la stessa funzione.
Al piano terra, la stanza più grande è stata adibita a sala congressi e può essere usata anche come refettorio per i gruppi che sostano al convento.
Le seguenti tre stanze sono state dedicate alla dimora del custode, ma si è volutamente lasciato il primo ambiente come semi-pubblico in modo che anche un certo target di persone che soggiorna al convento, come ad esempio gruppi scout o gruppi dell'oratorio, possa usufruire autonomamente della cucina. Il mantenimento del custode è fondamentale sia perchè si occuperà di accogliere i visitatori e coloro che soggiorneranno all'interno del convento, sia perchè con la sua costante presenza si preoccuperà di provvedere alla manutenzione l'intero manufatto.
Si è voluto anche curare l'esterno del convento. A questo proposito, vista la connotazione agricola che hanno i terreni circostanti, si è indagato tramite immagini d'epoca e si è pensato di ristabilire un disegno del paesaggio che ha caratterizzato il luogo per lungo tempo.
Lungo tutto il territorio morenico la coltivazione a filare della vite è diffusa fin dai tempi della colonizzazione romana e, secondo quanto detto da Columella parlando delle ville romane, nel già citato trattato “De re rustica”: “Altri colli siano poi ,rivestiti di uliveti, di vigneti e dei loro frutti sostegni” è sostenibile l'ipotesi che già ai tempi della villa romana potesse esservi in loco un vigneto.
Si è previsto che si possano organizzare visite anche nelle ore serali grazie all'illuminazione a faretti pensati per non incidere negativamente sui mosaici grazie alla loro luce diffusa.

 

Analisi e progetto dei percorsi
La copertura della villa di nuova realizzazione ha un’importante valenza architettonica ed è stata studiata anche per fungere da elemento attrattivo. È visibile infatti sia dalla strada statale che collega Castiglione delle Stiviere a Desenzano, sia dalle colline dei dintorni.
L’accostamento tra vecchio e nuovo è reso delicato dalla leggerezza della copertura che sembra fluttuare, con le sue ali, sui sottili pilastri in acciaio. Si è infatti scelto un materiale molto leggero, il policarbonato espanso, che, nonostante la sua trasparenza, grazie agli alveoli della struttura, è in grado di filtrare parte della luce conferendo all’interno un’atmosfera suggestiva, rafforzata dall’effetto di luce e ombra conferito dai  listelli lignei, posti lungo i lati corti.


La Villa romana
In fase di progetto gli aspetti ambientali del vento sono stati arginati, sui lati corti, ovvero quelli non già riparati dalla presenza del convento, tramite l'utilizzo di lamelle di legno che ne frenano la potenza, ma che consentono comunque il circolo dell'aria
Per quanto riguarda la luminosità, si è utilizzata una copertura in policarbonato espanso che filtra la luce e ne lascia passare solo una parte ed è, inoltre, molto più isolante del vetro.

  In fase di progetto si è voluto utilizzare per la copertura un materiale molto leggero (il policarbonato) e che quindi non necessitasse di grandi strutture di appoggio. Gli stessi pilastri che sorreggono le travi di copertura sorreggono anche la passerella secondo uno studiato sistema di aggancio in modo da ridurli al minimo.
Conformemente a quanto detto dal professore, nel progettare la copertura per i resti romani si è volutamente mantenuta l'apertura della struttura sui lati in modo tale che, come detto in precedenza, l'aria circoli liberamente senza però che essa sia causa di ulteriori degradi. Ad una valenza architettonica si è affiancata anche un'adeguata funzionalità della struttura: ad esempio per quanto riguarda il problema della protezione dalle acque meteoriche si è provveduto a giuntare efficacemente le varie lastre di policarbonato tra loro in modo da non lasciare fessure e si è progettato un adeguato sporto della copertura in modo che anche le piogge trasversali non intacchino i mosaici.
La copertura è stata studiata in modo che non interferisse o rovinasse il blocco d'ingresso risalente alla chiesa del convento, ma in modo che collaborasse con esso nella protezione dei mosaici sottostanti. Si è quindi pensato ad una copertura affiancata alle murature esistenti, in grado di raccogliere le acque di scolo della copertura esistente in coppi.
In questo modo non è più necessario, nei punti di giunzione, come ora, l'uso della schiuma isolante che è colata anche sulle murature.
 

Ogni tettoia è suddivisa in due falde convergenti che convogliano le acque verso il il centro della stessa, vi è poi una seconda pendenza, meno ripida, che serve per far defluire il tutto verso l'esterno del muro di cinta del Convento.
 La copertura sporge infatti di poco anche al di fuori delle mura del convento, sia come detto per il defluire delle acque meteoriche, sia come segno architettonico e punto di attrattiva per i visitatori anche dalle strade limitrofe.
Grazie all'illuminazione a faretti, ancor di più nelle ore serali, la copertura illuminata, che sembra fluttuare sulle mura del convento, serve da elemento di richiamo.
Si è allargata la zona di accesso che permette la vista dei resti della Chiesa conventuale, dei primi mosaici e di uno scorcio del Convento, cosicché nell'ambito di una visita guidata vi si possa sostare per una breve spiegazione iniziale.
La visita prosegue su passerelle in acciaio e legno larghe a sufficienza per permettere il passaggio di due persone o per consentire una sosta per consultare le schede informative poste lungo il corrimano. Oltre a queste, sono stati pensati anche dei pannelli in acciaio sospesi alle travi superiori che illustreranno ulteriormente la villa.

Il percorso si snoda lungo tutti i mosaici ritrovati per permetterne la piena visione e  termina a livello del terreno di fronte all'attuale ingresso del convento, mettendoli così in relazione.
 Come filtro tra l'esterno e la zona dei mosaici si è pensato ad una lama d'acqua che segni sul terreno un confine, ma che visivamente non interrompa la prospettiva dal convento alla villa e viceversa. Questa lama d'acqua è costituita da una vasca d'acciaio inserita nel terreno, e quindi facilmente removibile se ve ne fosse bisogno, al cui interno
vi sono dei ciottoli morenici, a richiamare il territorio circostante e le stesse murature del convento e dei resti della chiesa conventuale. L'acqua, oltre a creare dei giochi di luce grazie alla rifrazione dei raggi solari, richiama la sorgente pre-romana presente nel sottosuolo.